Ieri ho cucinato il “friggione” in versione leggermente diversa, il bello di questa ricetta è che può essere personalizzata in base a quello che si ha in casa, l’importante è che ci siano i peperoni! In questa occasione ho sostituito le patate e le melanzate con zucchine e carote ed un peperoncino verde fresco..che mi ha dato letteralmente fuoco alla bocca…ma era comunque squisito! 😉
Questo tipico piatto bolognese è ottimo sia caldo che freddo, da accompagnare con formaggi freschi o carni bollite.
Ingredienti per 6 persone:
- una cipolla grossa,
- 2 melanzane (oppure se preferite: 2 zucchine),
- 2 peperoni,
- 2 pomodori maturi,
- una patata,
- olio d’oliva,
- sale q.b.
Preparazione:
Affettate finemente la cipolla, mettetela in una padella con dell’olio d’oliva. Aggiungete i pomodori, le melanzane, le patate tagliati grossolanamente e i peperoni tagliati a spicchi.
Versate un bicchiere d’acqua sulle verdure, salate e coprite con un coperchio.
Cucinate fino a completa cottura di tutte le verdure, (ma non troppo da disfarle) ed il sugo abbastanza rappreso.
Anchio credevo che questo fosse il “friggione” perchè qui a Rimini così mia nonna chiamava questa soffrittura di cipolle, peperoni, melanzane, zucchini e pomodoro. Ma ho poi scoperto che la ricetta del vero “friggione” è depositata alla camera di commercio e prevede solo 4 cose: cipolle, pomodoro, olio e strutto. Infatti il vero friggione sarebbe anche chiamato da molti “cipollata”
Questa è la ricetta originale:
“4 kg di cipolle bianche, 300 g di pomodori pelati freschi, 1 cucchiaino di
zucchero, 1 cucchiaino di sale grosso e 2 cucchiai di strutto.
Affettare molto finemente la cipolla e lasciarla almeno due ore a macerare
con il sale e con lo zucchero. In un tegame rigorosamente di alluminio
versare la cipolla con l’acqua che avrà fatto, lo strutto ed a fuoco
lentissimo cuocere girando con un mestolo di legno fino a che avrà un color
nocciola, facendo così che non si attacchi mai. Ci vorranno due ore circa.
Aggiungere alla cipolla i pomodori tagliati a pezzettini e continuare a
girare ancora per un’ora e mezzo per terminare la cottura. Quando lo strutto farà delle bollicine rosate e la cipolla con il pomodoro sarà una crema, il friggione sarà pronto.”
Detto questo io preferisco la versione multiortaggi e la tua ricetta 🙂
Ciao Daniel,
Grazie per questa precisazione, ne avevo sentito parlare ma non avevo capito quale fosse la ricetta originale depositata alla camera di commercio.
Sembra un pò pesantina, però deve essere buonissima con tutta quella cipolla! 🙂
Comunque sia, sto friggione varia sempre a seconda di chi lo cucina ed in ogni città ha un nome diverso..
A Ravenna, ad esempio lo chiamano anche “Frik en dò” anche se non credo che si scriva così, la pronuncia è circa questa….è un nome che mi ha sempre divertito! 😉
Vorrei precisare la ricetta depositata da COSTANTINO alla Basilica di Massenzio in data Ix Kalendae del 321 AD:
FRIGGIO AD FELSINAM
IV librae Cipollarum
II unciae melitos montis Amiatae
III librae Garii Pompeianii
IV unciae structii
Preparatio
Manere in mensa IV oras ad nihil facere: poneren cipollas finiter cesae in melito Amiatino. Post IV oras, cum quoque pornum non satisfacit, ponere totum in aulularia et lento igne cum structo coquere. Post V oras delirii adiungere garum (defecto tomate) et servire cum frescas verduras
P. S. Gravis, sed deliciosum. Non aptum minoribus natu annorum XIV
Ad Placitum possumus petoncianam adiungere (vel cucurbitam, sed melius petoncianam) n
SIC ANACLETUS EPP. CIVITT. FELSINAE